Gli interrogativi posti dalla costituzione di comunità musulmane in Europa in seguito ai fenomeni migratori hanno spinto le varie Chiese, tanto la cattolica quanto quelle di tradizione ortodossa o quelle nate dalla Riforma, a redigere diversi documenti per orientare i fedeli al riguardo. Si è andato così formando un magistero specificatamente europeo sull’Islam.

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Altri Paesi europei

Se l’interesse dei documenti italiani deriva dalla redazione relativamente tardiva, che conferisce loro l’impronta di una sintesi di molte esperienze precedenti, anche al di fuori della penisola, l’importanza degli interventi dei Vescovi francesi, certamente non inferiore, è legata al ruolo pionieristico di quella Chiesa nella costruzione delle relazioni con i musulmani.

La Francia

Nel 1993, Mons. Raffin, Vescovo di Metz, ha dedicato all’Islam una lunga lettera pastorale, dal titolo “Volti dell’Islam e sguardo cristiano”[1]. Volendo tracciare le linee di un dialogo islamo-cristiano nella regione, Mons. Raffin ne precisa i fondamenti e ancor più le condizioni, che riassume nella formula: “Sì al dialogo, ma non a qualunque prezzo”[2]. Le difficoltà nel dialogo ed i fraintendimenti non vengono nascosti, così come non sono taciute le violazioni dei diritti dei cristiani in diversi Paesi musulmani. Il testo è equilibrato, tanto che l’autore sente il dovere di concludere dichiarando una doppia fedeltà:

“Non ignoro che l’atteggiamento di simpatia e di apertura nei confronti dei musulmani che si riscontrerà in queste pagine potrà essere percepito da alcuni come un’ingenuità, se non come una rinuncia allo sforzo missionario, e da altri come un incoraggiamento per illusori tentativi sincretistici. Inversamente, le riserve e i giudizi a volte severi che si troveranno in queste pagine, così come la difesa dei nostri fratelli cristiani vittime di discriminazioni o di persecuzioni in regioni a maggioranza musulmana, potranno apparire ad alcuni come un rifiuto del dialogo, mentre altri potrebbero utilizzarle per pretendere di giustificare atteggiamenti intollerabili nei confronti degli immigrati d’origine musulmana nel nostro Paese. Ma Cristo non ha forse corso rischi del genere predicando il suo Vangelo?”[3].

L’assemblea plenaria di Lourdes (1997)

In seguito è stato tutto l’episcopato francese a fare dei rapporti con i musulmani uno degli argomenti di riflessione della propria assemblea plenaria, tenutasi a Lourdes nel 1997. I lavori dell’assemblea furono marcati dall’intervento di Mons. Michael Fitzgerald, Segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, con una relazione sulle prospettive di dialogo tra cristiani e musulmani in Europa[4]. Rispondendo all’invito, inusuale, di tutta una Conferenza episcopale, Fitzgerald esponeva, in maniera sintetica e penetrante, la situazione dell’Islam in Europa, le diverse tendenze che si riscontrano tra i musulmani europei, le sfide per la Chiesa. Chiedendosi se sia possibile giungere ad un Islam europeo, Fitzgerald rinviava a Dassetto[5] per la definizione di cinque possibili modelli di incontro tra Islam e Occidente:

  • l’assimilazione, in cui l’Islam verrebbe vissuto come fatto privato, ovvero come un’intima scelta che non ha ripercussioni nello spazio pubblico;
  • l’integrazione, che lascia spazio alle referenze culturali e religiose islamiche;
  • la contestazione, che si traduce in una separazione accentuata e rivendicata;
  • una presenza “in diaspora”, vissuta come temporanea, continuando a tenere lo sguardo rivolto verso il paese d’origine nel quale si vuole tornare;
  • il paradigma del cavallo di Troia, in cui le comunità islamiche sarebbero le teste di ponte di una conquista dell’Europa da parte di potenze musulmane.

Di fronte a questi diversi sviluppi possibili, Fitzgerald invitava ripetutamente a rendersi conto della diversità quasi frammentaria dell’Islam europeo, notando nel contempo che le organizzazioni islamiche svolgono un ruolo ambiguo nei confronti dell’integrazione. Dipendendo da Paesi stranieri per la nomina degli imam e per i loro programmi, tali organizzazioni rafforzano l’isolamento. D’altra parte, dovendo adattarsi alle regole dei diversi Paesi possono favorire sviluppi originali, più in armonia con le legislazioni e la cultura del luogo. Richiamandosi ai lavori del “Comitato Islam in Europa”, Fitzgerald metteva l’accento sull’attenzione da riservare ai matrimoni misti e sulla dimensione internazionale dei rapporti con l’Islam, un risvolto dei quali è la questione della reciprocità.

“Un cammino di incontro e di dialogo”

Diverse analisi e raccomandazioni di Fitzgerald hanno poi trovato accoglienza nel documento dei Vescovi, che certo ha potuto basarsi anche sull’esperienza pluridecennale del SRI, pubblicato l’anno seguente con il titolo Catholiques et Musulmans: un chemin de rencontre et de dialogue[6]. Il documento si apre con una descrizione della nuova contingenza storica, nella quale i musulmani, ormai definitivamente stabiliti in Francia, cercano visibilità, si organizzano, rivendicano diritti, contribuendo così a ridisegnare il panorama religioso tradizionale. Questo cambiamento induce, in molti, reazioni improntate a timore, “non senza fondamento”. Se i Vescovi italiani sono soprattutto sensibili alle sfide che l’Islam pone alla società, i Vescovi francesi si lasciano invece interpellare soprattutto dalle sfide poste alla fede cristiana: abbandono della Verità e della missione; assunzione di un atteggiamento troppo benevolo nei confronti di una religione sentita come ostile; rimessa in discussione dell’unicità e dell’universalità della salvezza in Cristo Gesù; sincretismo semplicistico. In questo quadro, i Vescovi francesi esortano i fedeli cattolici a intraprendere iniziative evangeliche di incontro con i musulmani, se non di dialogo. Indicandone le prospettive e le condizioni, i Vescovi si soffermano dapprima sulla necessità di sanare la memoria collettiva, lo sguardo sull’altro, gli immaginari, feriti da secoli di conflitti e dall’attuale squilibrio Nord-Sud. In seguito si rileva l’esigenza di accettare – cioè di non nascondere – le differenze reciproche, occultate qualora ci si lasci catturare dal sincretismo. Passando poi a considerare le conseguenze dell’emergenza dell’Islam nella società francese, i Vescovi si rendono conto di quanto sarebbe preziosa la testimonianza di un’intesa cordiale tra i credenti per diminuire il rischio di quella violenza che può avere la propria radice nella religione. Inoltre, musulmani e cristiani possono promuovere insieme un autentico pluralismo attivo, nel quale le diverse confessioni religiose vedano riconosciuti i loro diritti nello spazio pubblico, evitando così una privatizzazione della fede e promovendo come essenziale il riconoscimento della dimensione spirituale dell’uomo. Dopo aver citato alcuni testi, particolarmente ispirati, sul valore del dialogo tra credenti, i Vescovi invitano i cristiani ad un approfondimento della loro fede in vista di un dialogo, ricordando – preme sottolinearlo – che tale approfondimento si farà anche proprio grazie a questo dialogo.

Vengono poi indicati quegli spazi suscettibili di nuove aperture nelle relazioni islamo-cristiane: i contatti nelle scuole cattoliche, nelle aumôneries delle scuole e delle prigioni[7], negli ospedali, in occasione di celebrazioni cattoliche come battesimi, funerali, matrimoni che coinvolgano amici o familiari musulmani. Tutto questo richiede di conservare sull’Islam e sui suoi seguaci quello sguardo improntato a stima ed affetto che ispirò i padri conciliari. In proposito i Vescovi dichiarano che è importante aiutare l’opinione pubblica a rendersi conto che non tutti i musulmani possono essere accomunati nella deriva integralista. Anzi, “nel nostro paese, le comunità musulmane, nel loro insieme, non chiedono altro che di inserirsi nella nostra società”. Un’analisi, questa, di segno opposto rispetto all’asserzione lapidaria dei Vescovi emiliani secondo cui “le comunità musulmane non vogliono integrarsi”.

Il documento si conclude passando in rassegna diversi ambiti dell’incontro e del dialogo (gruppi giovanili, di quartiere – in particolare nelle cités difficili – coppie miste, gruppi islamo-cristiani), raccomandando alcuni atteggiamenti di fondo e sollevando alcuni problemi, tra cui quello della reciprocità.

Le schede pastorali

Dall’apparizione di questo documento gli orientamenti della Chiesa francese si sono precisati grazie alla pubblicazione di venti schede pastorali dedicate ai vari settori dell’attività dialogica evocati nel documento[8]. Iscrivendosi nello spirito del documento e delle schede che l’hanno seguito, in particolare di quella sul Catecumenato, il Service National du Catéchuménat ha pubblicato nell’ottobre 1999 un dossier speciale sui catecumeni provenienti dall’Islam, costituito da dieci schede e due allegati[9]. Degno di nota è un enunciato della scheda pastorale sul catecumenato relativo al ruolo dei catecumeni provenienti dall’Islam: si raccomanda che la pedagogia di avvicinamento alla Chiesa tenga conto delle “prospettive della Chiesa nei confronti delle altre religioni e dei credenti di quelle religioni. Questa disposizione permetterà al catecumeno di situarsi meglio rispetto ai credenti musulmani e di portare la preoccupazione del mondo musulmano all’interno della comunità cristiana”[10].

In Francia, anche le comunità della Riforma hanno fissato la loro attenzione sulle relazioni con l’Islam. Un documento contenente degli “elementi di riflessione” sul dialogo con i musulmani e con gli ebrei è stato proposto alle Chiese che fanno parte della Federazione Protestante di Francia (FPF)[11], nella quale trovano spazio sensibilità e teologie estremamente diversificate, comprese quelle tendenze “evangeliche” per le quali le religioni non cristiane sono frutto dell’errore e l’annuncio esplicito, in ogni condizione, è l’unico atteggiamento ammissibile per un cristiano. La Commissione Chiesa-Islam della FPF, poi integrata nella Commissione “Con le religioni”, ha pubblicato una serie di dépliants sulle diverse questioni legate al dialogo con l’Islam[12]. Dal 1995 esiste un Service protestant des relations avec l’Islam (SPRI), comune alle Chiese della confessione di Augsburg e alla Chiesa di Alsazia-Lorena.

La Germania

In Germania la Conferenza Episcopale, sulla base delle esperienze dei decenni precedenti, ha pubblicato un testo di prima iniziazione alle relazioni islamo-cristiane, inteso anche come direttorio per un incontro tra credenti delle due religioni[13]. Oltre a un profilo religioso, culturale e politico dell’Islam, che tiene conto della diversificazione degli immigrati, dei loro sforzi di integrazione, vi si trova un confronto tra fede musulmana e fede cristiana, una sezione dedicata al dialogo, delle indicazioni pastorali.

Nello stesso periodo, due universitari tedeschi, su incarico della Conferenza Episcopale tedesca, hanno redatto uno studio sull’atteggiamento dei musulmani nei confronti dei diritti dell’uomo, toccando punti come la libertà religiosa, la distinzione tra religione e politica, l’applicazione della sharìa[14].

Michele Chiappo

(Continua)

 

 

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[1] Cfr. Lettre pastorale de Mgr Pierre Raffin, évêque de Metz, sur Visages de l’Islam et regard chrétien (3 janvier 1993), in “Islamochristiana” 19 (1993) 231-237.

[2] Lettre pastorale de Mgr Pierre Raffin…, 232.

[3] Lettre pastorale de Mgr Pierre Raffin…, 237.

[4] Cfr. M. L. Fitzgerald, Chrétiens et musulmans en Europe. Perspectives du dialogue, in “La Documentation Catholique” 94 (1997) 1027-1035.

[5] Cfr. F. Dassetto, L’Islam in Europa, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1994. Olivier Roy, da parte sua, richiamandosi a Mikel de Epalza, individua i seguenti paradigmi di incontro: esodo o hijra, jihad armato di conquista, rivolte armate, conversione al cristianesimo, comunitarismo, coabitazione, islamizzazione della società cristiana attraverso la predicazione, cfr. O. Roy, Vers un Islam européen, Éditions Esprit, Paris 1999, 72-77.

[6] Évêques de France, Catholiques et Musulmans : un chemin de rencontre et de dialogue, in “Questions actuelles” n. 15 (2000) 6-15.

[7] Per uno studio sulla presenza dell’Islam nelle prigioni, che rispecchia anche lo stato delle relazioni con i cappellani cattolici, cfr. F. Khosrokhavar, L’Islam dans les prisons, Éditions Balland, Paris 2004.

[8] I documenti sono pubblicati in Catholiques et Musulmans. Fiches pastorales, in “Documents Episcopat” n. 6-7 (1999). I titoli mostrano che le schede si collocano nel prolungamento del documento. Si tratta di: Chrétiens et musulmans dans les quartiers; La solidarité entre chrétiens et musulmans; Pour mieux situer nos interlocuteurs musulmans; La demande de lieux de culte; Délégué diocésain pour les relations avec les musulmans; Connaissance de l’Islam; La formation sur l’Islam dans les séminaires et les Instituts; Catéchuménat; Enfants et jeunes musulmans en mouvements chrétiens; Accueil d’enfants musulmans dans un établissement catholique d’enseignement; Les couples islamo-chrétiens; Pastorale de la santé et Islam; La rencontre de l’Islam et les aumôneries de prison; Présence de musulmans aux célébrations de la liturgie chrétienne; Les lieux d’accueil interreligieux; Demandes de la société civile pour des manifestations interreligieuses; Les groupes islamo-chrétiens; Est-il possible de prier ensemble?; Spiritualité de la rencontre; Thèmes de dialogue.

[9] I titoli sono: L’empreinte culturelle et religieuse de l’Islam; Islam et christianisme; Leur rapport à la communauté musulmane et à la famille; Leur rapport à la société française; Les motivations rencontrées; La conversion: un retournement du cœur vers Dieu; Accueil et discernement; L’accompagnement du catéchumène; Des critères pour l’admission au baptême; Vers une insertion dans l’Église. I due allegati constano di una testimonianza e di una bibliografia.

[10] Catéchumènes venant de la tradition musulmane, in “Questions actuelles” n. 15 (2000) 33.

[11] Cfr. Éléments de réflexion proposés aux membres de la Fédération Protestante de France (F.P.F.) concernant les “Enjeux du dialogue avec les Juifs et les Musulmans” (8 janvier 1996), in “Islamochristiana” 22 (1996) 216-221.

[12] I titoli sono: Unité et diversité de l’Islam; Foi et pratique de l’Islam; Les fêtes religieuses; Les étapes de la vie; Islam et foi chrétienne; Couples islamo-chrétiens; Chrétiens et musulmans face aux Écritures; Bible et Coran; Rencontrer les musulmans; Être témoin du Christ parmi les musulmans.

[13] Sekretariat der Deutschen Bischofskonferenz, Christen und Muslime in Deutschland. Eine pastorale Handreichung, Arbeitshilfen n. 106, Bonn 1993 [traduzione italiana: Cristiani e Musulmani: una convivenza possibile? (L’esperienza della Chiesa tedesca), Edizioni Centro Peirone, Torino 1996].

[14] Traduzione francese: Chrétiens et musulmans face au défi des droits de l’homme. Étude du groupe de travail pour les relations Église-Monde de la Conférence épiscopale allemande, in “La Documentation Catholique” 90 (1993) 222-240.

 

 

 

21/05/2021