La diffusione delle nostre pubblicazioni in Belgio e in Olanda
La presentazione delle nostre pubblicazioni in nederlandese nelle parrocchie del Limburgo belga e olandese – fatta al termine delle Messe da un membro della nostra Comunità che espone brevemente il contenuto dei libri proposti all’attenzione dei fedeli, i quali possono poi esaminarli e comprarli – è un’attività che ci porta ad essere presenti in quasi tutte le parrocchie delle diocesi di Hasselt (Belgio) e Roermond (Olanda). Questa presentazione nelle parrocchie viene effettuata in maniera pressoché sistematica e capillare – la proposta di realizzarla è rivolta a tutti i parroci, a prescindere dalla grandezza della loro parrocchia o dall’eventuale fama della sua vitalità, senza privilegiare le comunità numerose o di città rispetto a quelle di piccoli borghi isolati – e periodica, rivisitando la stessa parrocchia in occasione dell’uscita di un nuovo libro. Queste visite metodiche e regolari alle parrocchie sono così diventate un’occasione preziosa di conoscenza della vita di quelle Chiese, oltre che di incontro, di dialogo e di evangelizzazione.
Il risultato è uno sguardo d’insieme, ed anche decine e decine di conversazioni con persone che frequentano le parrocchie, nella grande maggioranza dei casi anziani. Spesso si meravigliano che anche la loro parrocchia sia oggetto d’interesse da parte nostra e, schermendosi, si scusano di essere in pochi. Non di rado il discorso va così, con loro e con i parroci stessi, sulle difficoltà della Chiesa in queste terre.
Ci si guarda intorno e ci si conta: molti banchi sono vuoti e il colore che domina è il grigio dei capelli. Rarissime le persone al di sotto dei quarant’anni: quando riescono a trovare la strada per la chiesa, la loro apparizione non passa inosservata. Nelle chiacchierate intorno ai tavoli dei nostri libri, il tono che si percepisce è quello dell’inquietudine, a volte anche dell’angoscia. Del resto, le notizie che, con cadenza regolare, piombano sui fedeli sono sempre dello stesso tenore: una parrocchia – l’ennesima – che rimane senza sacerdote, una chiesa che viene chiusa e riconvertita, un convento venduto a un’impresa immobiliare dalle ultime suore rimaste, trasferitesi, ultraottantenni, in una casa di riposo. Spesso si respira un’aria di disfatta, che uno dei sacerdoti incontrati riassumeva con l’espressione “e l’ultimo chiuda la porta, spenga la luce e metta la chiave sotto lo zerbino”.
In queste condizioni, la “dittatura del numero” rischia di condizionare la vita della Chiesa. La quantità di fedeli presenti può essere scambiata per il criterio della verità, supponendo che la ragione stia dalla parte dei tanti e che i pochi si stiano sbagliando. Si studiano così tante iniziative, a volte francamente stravaganti, per riempire le chiese e le sale parrocchiali, con risultati spesso deludenti. Ma la fede libera dall’abbaglio del numero, mettendoci davanti alla storia di chi, quando dava da mangiare, aveva attorno a sé migliaia di seguaci entusiasti, ma quando fu condannato a morte si ritrovò sul luogo dell’esecuzione con un solo amico, con sua madre e poche donne: eppure fu quello, e non la moltiplicazione dei pani, l’atto che salvò il mondo.
La nostra presenza in Messe nelle quali a volte partecipano poco più di una decina di fedeli è già un invito a non lasciarsi imprigionare nella dittatura del numero. Quelle poche persone sono importanti e meritano di essere considerate. È più saggio ripartire da loro che concepire piani pastorali che rischiano di realizzarsi solo nell’immaginazione di chi li formula. Quei pochi sono l’unica pecorella rimasta nell’ovile mentre le altre novantanove hanno subito il fascino del deserto. Quell’unica pecorella va messa al sicuro, prima di lanciarsi alla ricerca delle altre. Va formata, il che spesso equivale a farle riscoprire la bellezza, la profondità e l’estensione di una fede vissuta non più in maniera abitudinaria, inconsapevole, stanca. È a questo che mirano le nostre pubblicazioni. I loro temi si agganciano alla situazione concreta di quelle persone, a quanto ancora resiste nella loro vita religiosa e in quella delle parrocchie, ma necessita urgentemente di essere percepito con una coscienza rinnovata e approfondita. La Messa, la Parola di Dio, Maria: sono stati questi i temi delle prime pubblicazioni. E, di fatto, per alcuni la Messa è ancora un appuntamento, almeno in certe occasioni, anche se spesso è andato installandosi un circolo vizioso tra, da una parte, ignoranza del significato e del linguaggio della liturgia da parte dei fedeli, e, dall’altra, appiattimenti ed anche autentici abusi, con il risultato finale di avvilire e impoverire la celebrazione liturgica che, quando è vissuta conformemente alla sua natura, rappresenta invece un momento fondamentale di evangelizzazione.
Altri hanno un sincero interesse per una lettura spirituale della parola di Dio, ed altri ancora manifestano ancora una devozione a Maria, di cui visitano i santuari. Certo si tratta, in molti casi, di poco più che consuetudine, tradizione, curiosità, bisogno confuso di qualcosa di diverso dall’aridità del quotidiano. Ma proprio a partire da questa ricerca e da questi elementi in comune si può riavviare una riappropriazione della fede.
È questa, del resto, l’esperienza che sta dietro la nascita dei libri che proponiamo, sorti originariamente dall’elaborazione di corsi di formazione tenuti dall’autore, don Emilio Grasso, in Paraguay, in una situazione che, pur profondamente diversa, presenta anche notevoli analogie, perché un’esistenza cristiana vissuta in un confronto serrato con la Parola di Dio e i sacramenti sarà sempre questione di una decisione personale, libera dal conformismo e dallo spirito gregario.
In effetti, la parrocchia dove don Emilio svolge la sua attività pastorale, quella di Ypacaraí, affidata alla nostra Comunità, attraversava una grave crisi, non dissimile da quella che possono attraversare tante parrocchie di Belgio e Olanda, come del resto d’Europa. Un aspetto della risposta a questa crisi è stata l’organizzazione di corsi di formazione, su quegli aspetti che ancora mantenevano la capacità di interpellare i fedeli, e un’intensa predicazione: è da lì che sono nati i Cuadernos de pastoral. I loro temi lasciano trasparire questa situazione di partenza. C’era l’abitudine di andare a Messa in occasione di certi anniversari, ma al tempo stesso la necessità di comprendere la natura della Messa. Erano diffuse diverse pratiche mariali, dal rosario ai pellegrinaggi, ma troppo spesso di carattere solo pietistico e slegate dalla vita e anche dalla fede autentica. C’era in alcuni un interesse per la Bibbia, terreno d’elezione dei tanti evangelisti protestanti che sfidavano i cattolici al riguardo. È così che sono sorte le pubblicazioni che poi sono state tradotte in nederlandese. Vi è dunque, all’origine, una preoccupazione di rivitalizzazione di una parrocchia, qualcosa che costituisce un tratto comune con tante parrocchie del Belgio e dell’Olanda, consapevoli della necessità di infondere un nuovo dinamismo alla vita ecclesiale, partendo da quello che ancora resiste. Questo dinamismo può venire appunto da un nuovo tipo di contatto con le missioni, nel quale le missioni hanno la mano tesa non per chiedere un aiuto, ma per presentare un’esperienza e una riflessione.
L’accoglienza riservata ai nostri libri dapprima in Paraguay, e poi anche in Belgio e Olanda, dove ne sono state vendute finora oltre diecimila copie, ci fa supporre che corrispondano ad un’esigenza di molti. Quando ritorniamo in una parrocchia, incontriamo spesso persone che, dopo aver letto un libro, esprimono il loro apprezzamento e ne chiedono altri. Diversi sacerdoti o catechisti ci dicono che li utilizzano per la catechesi. Alcuni parroci ne comprano per tutti i loro collaboratori, come strumento di formazione. Altri ci ringraziano perché, grazie a questa attività di diffusione, i loro parrocchiani leggono bei libri, e non solo manuali di cucina, che ormai dominano le vendite e gli scaffali delle librerie.
Per alcuni, i libri sono stati l’occasione per parlare della fede con i figli e i nipoti. Confidano che, pur essendo sinceramente credenti, si trovano in imbarazzo quando i familiari rivolgono loro una domanda su Dio o la fede, ed esauriscono il soggetto in poche battute. Di fronte a osservazioni o critiche, tacciono, non sapendo bene che rispondere. Sono situazioni che mettono in rilievo una necessità di formazione, ossia di una “pastorale dell’intelligenza”. Ci raccontano che, per tentare un dialogo con figli e nipoti, li ha aiutati il libro sui discorsi di Giovanni Paolo II ai giovani che abbiamo pubblicato in occasione della sua canonizzazione.
Se la nostra piccola comunità di Genk, dove si trova la sede centrale della Comunità Redemptor hominis, dedica tante energie a questa attività, che impegna quasi tutti i weekend dopo una settimana di lavoro, è perché è mossa dalla convinzione profonda che si tratti di un contributo, modesto ma reale, allo sforzo per una nuova evangelizzazione.
08/07/2017