Riflessioni di Giuseppe Dossetti sul mistero pasquale
Nato nel 1913, Giuseppe Dossetti fu professore di diritto ecclesiastico all’Università di Modena, dirigente politico nella Resistenza, deputato all’Assemblea Costituente e nella I Legislatura, Vicesegretario della Democrazia Cristiana. Nel 1952 lasciò la vita politica per creare, a Bologna, una biblioteca per la ricerca storica e teologica per laici, il “Centro di documentazione”. Nel 1956, ancora laico, diede origine alla Comunità “Piccola Famiglia dell’Annunziata”. Nel 1959 fu ordinato sacerdote e divenne stretto collaboratore, durante il Vaticano II e il post-Concilio, del Card. Lercaro. Fino al giorno della sua morte (15 dicembre 1996) ha vissuto come monaco nella Comunità della “Piccola Famiglia dell’Annunziata”, presente in Italia, Israele e Giordania.
“Nel vangelo che ora abbiamo ascoltato l’angelo dice alle donne che cercavano Gesù al sepolcro: ‘Non è qui’ (Mt 28, 6). E allora dov’è?… Questa negazione dell’angelo diventa l’affermazione della presenza del Signore: Gesù non è nel sepolcro, Gesù non è nella morte e perciò è presente nella vita”[1].
È quanto afferma Dossetti nell’Omelia pasquale celebrata nell’abbazia di Monteveglio il 13 aprile 1968.
Il Signore risorto non solo è presente nella vita del cristiano, ma è operante in lui: il cristiano risorge con Cristo e, in virtù di questa mozione suscitata dalla fede, anch’egli si rende presente là dove fino ad allora non avrebbe mai pensato di addentrarsi.
In effetti, Dio
“ha redento radicalmente il mondo una volta per tutte, nell’evento pasquale di Cristo e nell’effusione dello Spirito. Ma la redenzione già avvenuta ha bisogno di essere creduta e applicata alla vita di tutti i singoli e di tutte le generazioni”[2].
Con la Pasqua, anche l’ultimo dei discepoli di Cristo spalanca le porte che lo tenevano prigioniero della paura e annuncia in tutto il mondo le meraviglie che ha sperimentato.
Cristo presente nella vita del credente
È la vita di fede che rende presente Cristo risorto.
Quando e in che modo Cristo si fa presente nel mondo?
“Quando la comunità adunata professa col grado massimo di intensità la sua fede e quando ciascuno di noi professa la fede che germinalmente è stata inserita in lui attraverso il Battesimo. Luce veramente divina che è stata accesa nel nostro cuore al cero pasquale nell’istante in cui siamo stati suggellati nel nome della Trinità: è questa presenza in noi, in ciascuno e in tutti, tra noi co-adunati, che, quanto più intensivamente si attua nel rinnovarsi della nostra fede, tanto più rende presente il Cristo non solo alla comunità adunata ma, attraverso di essa, a tutta l’umanità”[3].
Una fede autentica perché sposa pienamente la carità, l’agape, l’amore disinteressato e di donazione piena. L’agape, infatti, è la pienezza della nostra adesione al Dio che si è rivelato in Gesù Cristo[4].
Quando la comunità cristiana lascia che la sua fede si attenui, e con essa anche la carità, tradisce la ragione per la quale il Signore l’ha chiamata a essere testimone della sua Risurrezione e si spoglia della forza dell’annuncio. In questo modo i cristiani rovesciano le loro lampade, accese al cero pasquale, e oscurano la luce dell’umanità:
“Non solo singolarmente perdono il contatto con la divina presenza di Cristo Gesù risorto, ma impediscono, per quanto sta in loro, che questa presenza si affermi vittoriosa e salvifica nel resto del mondo”[5].
La Pasqua è un passaggio, dalla morte alla vita, e il cristiano non può assolutamente tornare indietro, ripercorrere il mare a ritroso per essere inghiottito di nuovo dalla notte.
Le tre dimensioni della Risurrezione
Per Dossetti la Risurrezione ha almeno tre dimensioni. Innanzitutto non è un evento ciclico; al contrario
“è un evento unico – una rottura –, definitivo, irreversibile, assolutamente connesso all’evento personale, concreto, già avvenuto, della Risurrezione di Cristo. È nel Cristo risorto che viene annunziata, e già inizialmente realizzata per ciascuno di noi e per tutti gli uomini, la risurrezione di ogni carne dai morti”[6].
In secondo luogo, è un fatto vero:
“È vera la Risurrezione, com’è vera la passione, com’è vera la crocifissione, com’è vera la morte, com’è vero il suo corpo crocifisso e risorto… Qualunque tentativo che voglia ridurre, demitizzare il messaggio cristiano della Risurrezione di Gesù finirebbe col distruggere il vangelo e il cristianesimo”[7].
Infine, la Risurrezione è più di un fatto storico:
“La Risurrezione di Gesù è il giudizio di Dio che, attraverso il Cristo risorto e nel Cristo risorto, raggiunge tutto l’universo, ogni persona, ogni creatura. Non si tratta solo di un fatto che è accaduto e che produce un altro fatto, la nostra risurrezione. La Risurrezione di Gesù è veramente l’affermazione totale del giudizio di Dio e quindi del disegno di Dio su tutta la realtà”[8].
Lo Spirito Santo agente della memoria
La Risurrezione del Signore è inscindibilmente legata al dono dello Spirito. All’uomo non basta essere liberato dalla schiavitù del peccato e della morte, ma ha bisogno di rinascere e sentirsi vivo e questo è possibile solo quando, come Adamo, riceve il soffio vitale dalla bocca di Dio.
Scrive su questo Dossetti:
“Se capissimo che la Pentecoste è tanto importante quanto la Pasqua, ci impegneremmo di più a far intendere ai nostri cristiani che la Pasqua stessa non avrebbe efficacia senza la Pentecoste, in quanto non applicherebbe, né a noi né alla Chiesa, i frutti della redenzione”[9].
La missione dello Spirito Santo, allora, è presentata come
“l’energia che entra nei discepoli di Cristo, che Cristo lascia ai suoi discepoli dopo la sua morte e la sua glorificazione, e in virtù della quale essi sperimentano di essere in rapporto con il Cristo e, nel Cristo, di essere amati dal Padre”[10].
Grazie allo Spirito i discepoli, come hanno fatto quelli di Èmmaus, saranno finalmente capaci di collegare la passione e la morte di Gesù alla sua Risurrezione.
“Lo Spirito, dunque, è la memoria vivente e personale che si sostituisce alla nostra memoria carnale e ci fa vivere perfettamente in presenza delle operazioni creatrici di Dio”[11].
Con sguardo orante
Nella Veglia pasquale del 1974 celebrata a Monteveglio, Dossetti, dando rilievo al ruolo delle donne nei Vangeli della Risurrezione, come da sua intenzione[12], trasforma il commento in preghiera.
“Preghiamo perché questa notte il Signore dia ai nostri cuori una comprensione profondamente nuova e dia a tutta la Chiesa, a tutto il popolo di Dio, la possibilità di essere veramente profeta, non di accodarsi alle retroguardie della storia, ma di essere profeta nell’annunziare a tutta la creazione il mistero di elezione che il Signore ha predisposto nella donna e nella sua partecipazione all’opera della salvezza”[13].
Poi, l’attenzione si concentra su tutti i bambini che hanno appena ricevuto il Battesimo:
“Attraverso il ministero non mio, non dei fratelli che siedono a questo altare, ma della nostra intera assemblea, intendiamo trasmettere la fede dei padri, di coloro che ci hanno preceduto e che a loro volta hanno ricevuto il messaggio dai loro padri, via via risalendo sino al fondamento degli apostoli, che hanno ricevuto il primo messaggio della Risurrezione del Signore dalle donne che per prime sono entrate nel sepolcro vuoto”[14].
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[1] G. Dossetti, Omelie e Istruzioni pasquali, 1968-1974, Paoline, Milano 2005, 23.
[2] G. Dossetti, Eucaristia e città, Editrice AVE, Roma 2011, 81.
[3] G. Dossetti, Omelie e Istruzioni pasquali…, 26.
[4] Cfr. G. Dossetti, Un solo Signore. Esercizi spirituali, EDB, Bologna 2000, 40.
[5] G. Dossetti, Omelie e Istruzioni pasquali…, 27.
[6] G. Dossetti, L’identità del cristiano. Esercizi spirituali, EDB, Bologna 2000, 51.
[7] G. Dossetti, L’identità del cristiano…, 52.
[8] G. Dossetti, L’identità del cristiano…, 52.
[9] G. Dossetti, Un solo Signore…, 217.
[10] G. Dossetti, L’identità del cristiano..., 240.
[11] G. Dossetti, L’identità del cristiano…, 241.
[12] Cfr. G. Dossetti, Omelie e Istruzioni pasquali…, 285.
[13] G. Dossetti, Omelie e Istruzioni pasquali…, 287.
[14] G. Dossetti, Omelie e Istruzioni pasquali…, 295.
28/04/2024