Nell’articolo “Roma 1966 – Ypacaraí 2006”, scritto in occasione del 40° anniversario della mia ordinazione sacerdotale, si trova il filo conduttore che costituisce la chiave di lettura di questo libro.

Ripercorrendo il lungo cammino che va dalla mia nascita a oggi, ho ritrovato quell’intuizione fondamentale che si è confrohome Da Roma al Pyntata con le diverse problematiche abbordate e le differenti persone incontrate, ma che sostanzialmente si è solo sviluppata e confermata senza mai cambiare.

Essa si trova enucleata nella mia prima omelia, laddove parlo dell’esperienza mai cicatrizzata della seconda guerra mondiale, di questo “inutile, stupido, pazzo, criminale gioco da delinquenti che fa soffrire tanti innocenti”, e di ciò che essa ha marcato a fuoco nelle mie carni: “Fame, ingiustizia, dolore, una madre che piange, dei bambini che soffrono, lutti e sofferenze che si abbattono su tante case, giovani che non ebbero il tempo di vivere, di amare, di gioire, ma solo quello di morire”.

E fu all’interno di questa inquietudine del cuore di sapore agostiniano che scoprii, nel volto santo d’un prete che amava il Signore e che mi amò veramente, “il sacerdozio come la trincea più avanzata”.

Fin da giovane la passione politica fu in me anteriore a ogni altro discorso. Il suo superamento fu sereno e senza tentennamenti, confermato negli anni e nell’accumulare tante letture, quando capii che la politica – come scriveva Albert Camus – “non è la religione, altrimenti diventa inquisizione. L’assoluto non lo si raggiunge né, soprattutto, lo si crea attraverso la storia”. Usare categorie religiose nel parlare di fenomeni economici e politici è fuorviante e indica che si vuole evitare lo sforzo e la fatica della ricerca, dello studio, del rischio di scendere tra gli uomini per conquistare il consenso[1].

La conoscenza di quello che potrebbe chiamarsi lo statuto epistemologico della politica mi ha portato a diffidare di quelle posizioni che si richiamano a vicenda e che sfuggono la distinzione, che non è separazione, tra fede e politica.

Quasi a pelle ho una naturale antipatia per quei comportamenti che vogliono far discendere, senza mediazione alcuna, una qualsiasi scelta politica, di destra o di sinistra poco importa, da una o più citazioni del Vangelo.

Oggi in Paraguay viviamo e paghiamo il duro prezzo di questa eterna illusione che confonde il Regno di Dio con una entità politica.

Continuando a ricercare il “Paraguay che sogniamo”, traduzione ricorrente e fallimentare dell’antico mito guaraní della tierra sin mal, rischiamo, sfuggendo il concreto della monotona quotidianità, del faticoso e non gratificante lavoro oscuro al di fuori dei riflettori e delle casse di risonanza dei mass media, di dimenticare – come scriveva il teologo Ratzinger – che “ovunque c’è uno che riconosca ed assecondi l’appello del povero e misero che si rivolge al suo amore, là avviene sempre una vera e propria parusìa di Cristo”.

Questo piccolo libro, come quelli precedenti, non è altro che una raccolta di frammenti e nulla ha a che fare con qualcosa di completo e sistematico.

Penso, però, che esso s’inserisca in quel contesto postmoderno che è arrivato anche in Paraguay, nonostante ci si illuda di vivere al riparo dagli sconvolgimenti del nostro tempo.

Non esistono più “isole circondate di terra”, come definiva il Paraguay il grande scrittore Augusto Roa Bastos.

L’uomo digitale si è radicato anche in questo paese e se vogliamo parlare ai giovani che ancora sperano, dobbiamo con coraggio uscire dai nostri discorsi ovattati o dalle proclamazioni dei grandi miti, per affrontare l’umile sfida della fedeltà alle piccole cose, a ciò che agli occhi del mondo non ha valore ed è stoltezza, ma che è l’unica sapienza che ha sapore divino.

Emilio Grasso

 

 

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[1] Sul tema rimando a E. Grasso, Il rapporto fede e politica alla luce di “Redemptoris missio” 58, in E. Grasso, Ripartire da Patamino. Dalla folla alla persona nel Nord e nel Sud del mondo, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 2004, 27-39. Il tema è stato più ampiamente sviluppato in: E. Grasso, Firmeza y decisión. Fe y política en la perspectiva de los excluidos de la sociedad, Centro de Estudios Redemptor hominis, San Lorenzo (Paraguay) 2007; E. Grasso, El maná de cada día, Centro de Estudios Redemptor hominis, San Lorenzo (Paraguay) 2007.

 

 

Emilio Grasso, Da Roma al Paraguay. Le sfide continuano, EMI, Bologna 2007, 128 pp.

 

 

INDICE

 

 

Premessa

7

La santa inquietudine della missione nel pensiero di
Benedetto XVI

11

Adulti nella fede, 14 - L’inquietudine del cuore fonte della
missione, 15 - Missione ed escatologia, 18 - Non fare
la mia volontà, 19.

Evangelizzare la vita. Il traffico automobilistico in Paraguay

23

L’inquinamento ambientale, 27 - Evangelizzare la vita, 29 -
Abusare del nome di Dio, 31 - Amare i giovani senza ingannarli, 34.

Parla Signore! La tua Chiesa ti ascolta.
Suggerimenti per un piano pastorale

37

Eliminare le formule precostituite, 39 -  Da una pastorale
del territorio a una pastorale diocesana, 41 - "Chi" è la Chiesa?, 43 - Dare contenuto agli incontri, 44 -
Teologia di comunione, 45 - Comunione è partecipazione, 46 - La Chiesa locale e il Vescovo
, 47 - Come nasce un piano pastorale, 49 - Conclusione, 51.

Dalla rassegnazione alla responsabilità.
Linee per una pastorale campesina in Paraguay

55

I ñe’ënga: detti e proverbi popolari, 58 - Tutto dipende dal caudillo, 60 - I cafoni di Ignazio Silone, 62 - L’emarginazione linguistica in Paraguay, 64 - Giovanni Paolo II ai campesinos del Paraguay, 66 - La grande lezione pastorale di don Lorenzo Milani, 68.

Giovani: asimmetria di un dialogo

 73

Rivelare il sogno della giovinezza, 76.

Roma 1966 – Ypacaraí 2006

79

Quand’ero ragazzino, 81 -  Ai tempi della mia giovinezza, 84 - Come nacque la mia vocazione, 85 - Sacerdote in eterno, 87 - Ypacaraí quarant’anni dopo, 91.

I giusti limiti della politica

97

Una concezione strana della fede

103

L’anello della fedeltà

109

Sei tu, mio compagno, mio amico e confidente

115

La postmoderna indulgenza per l’amico che tradisce, 118.

Paraguay

120