Ai fedeli della parrocchia Sagrado Corazón de Jesús di Ypacaraí (Paraguay)

 

Miei cari amici,

nella vita ognuno di noi incontra sul suo cammino ostacoli di varia natura che possiamo chiamare avversità. Esse interessano e tormentano la vita dell’uomo, sia fisicamente che moralmente. Possono essere, per esempio, malattie, lutti, angosce, incomprensioni, difficoltà di convivenza con gli altri, vere persecuzioni, opposizioni, calunnie, menzogne, maldicenze, invidie e gelosie, contrarietà, debolezze d’ogni genere. Tutte queste avversità, causa di sofferenza spesso acuta fino alla disperazione, fanno parte del problema del male nel mondo.Homilia 37 17 10 2020 1

A questo problema, in tutti i luoghi ed in tutti i tempi, gli uomini hanno tentato di dare risposte differenti.

Dobbiamo cercare di vedere con uno sguardo teologico e in senso positivo, alla luce della parola di Dio, le avversità che incontriamo nella realtà della vita. Esse vanno viste come forze che ci aiutano nella crescita e nella maturazione per una unione sempre più piena con Gesù Cristo e con il suo progetto di liberazione dell’umanità intera, facendoci passare da uno stato di minorità ad uno stato adulto, e ad una maturità cosciente e sponsale.

Le avversità sono l’eredità del Maestro ai suoi discepoli per l’unione vera del loro destino con il suo, in partecipazione viva al suo martirio, bevendo allo stesso suo calice di sofferenza.

Scrive sant’Agostino che “non è ancora cristiano chi pensa di non avere tribolazioni”, perché si è cristiani a condizione di salire l’erta del Calvario, con la propria croce, sulle orme del Maestro. “Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me” (Mt 10, 38).

Questa è la ragione per cui tutte le avversità costituiscono un’occasione favorevole, un tempo propizio per poter sempre meglio dire: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 19-20).

Le avversità sono, dunque, per noi l’occasione storica che ci permette di rispondere all’amore di Dio e di passare dalla condizione di servi a quella di amici, partecipando allo stesso progetto di salvezza non come spettatori, ma come protagonisti.Homilia 37 17 10 2020 2

Ho ripetuto più volte, e continuo a ripetere, che dobbiamo considerare questo tempo di pandemia del COVID-19 come un tempo favorevole per poter purificare il nostro cuore, lasciare che sia illuminata la nostra intelligenza, per poter cambiare la nostra vita e saper scrivere una nuova pagina nel libro della storia dell’umanità: la pagina d’un popolo che comincia a condividere la storia della sua Chiesa, non assistendo più come spettatore di fatti a lui esterni, ma come protagonista d’una Storia che diventa suo sangue e sua carne.

È questa la linea su cui dobbiamo continuare e progredire.

Il tempo dei poppanti che vivono tutta la loro vita sempre appiccicati ai capezzoli della loro mamma, incapaci di prendere decisioni responsabili e di pagare personalmente il prezzo dei propri atti, è finito.

Le avversità sono sempre una possibilità di crescita.

Ci ricorda il libro del Siracide che “l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore” (Sir 2, 5). È la pedagogia di Dio, il quale mette alla prova coloro che ama: “Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo” (Ap 3, 19).

Il nostro sguardo deve sempre essere rivolto verso l’alto. Non dobbiamo mai dimenticare che tutto passa e per questo, anche nel momento più duro delle avversità, non dobbiamo scoraggiarci.

“Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne” (2Cor 4, 17-18).

Il Signore ci insegna che le sofferenze del tempo presente non sono “paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” (Rm 8, 18).

Cipriano di Cartagine ci ricorda che le prove sono il dono che ci fa il tempo e si devono vivereHomilia 37 17 10 2020 3

“con la forza della nostra speranza e la fermezza della fede. La nostra anima anche tra le rovine del mondo è in piedi: incrollabile è la nostra virtù; non le viene meno la pazienza e la sicurezza del suo Dio”.

Le avversità sono, dunque, il terreno fecondo da cui possono scaturire quelle energie sempre nuove e potenti che rendono la nostra parola forte ed efficace.

L’uomo che parla perché ha sperimentato e vissuto nella sua carne le cose dette è un uomo che pronunzia parole che pesano come sassi sui quali si può costruire una casa che non crolla.

L’uomo, invece, che pronunzia parole malate, parole che non hanno nulla a che fare con la sua esperienza, è un uomo che emette solo rumori con la bocca.

È come un cane che abbaia quando il treno della storia passa. Il treno non si ferma e continua il suo cammino. Il cane si ferma, smette di abbaiare per poi ricominciare, se ne ha ancora la forza, all’apparire d’un nuovo treno.

 

separador z

 Homilia 37 17 10 2020 4

In occasione della festa patronale della capilla Nuestra Señora de Schoenstatt di Ypacaraí, saluto tutti i fedeli che celebrano la loro festa patronale e, in particolare, la sig.ra María Graciela Álvarez de Reyes, unitamente alla nostra nuova Coordinatrice, Fátima Beatriz Coronel de Pereira, che ringrazio per l’incarico che ha assunto.

In occasione della Giornata Missionaria Mondiale, invio un saluto pieno di simpatia e di affetto agli amici “Formiche missionarie” della Fraternidad María Madre de la Divina Providencia della parrocchia Nuestra Señora de la Asunción della città di San Bernardino, e saluto in modo particolare Fernando Naruel Martínez Ozorio.

E che la benedizione di Dio onnipotente,

Padre e Figlio e Spirito Santo,

discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

Amen.

 

Don Emilio Grasso

 

 

 

18/10/2020