Come i miei precedenti libri pubblicati nella collana "Missione e Chiesa locale" dell’Editrice Missionaria Italiana, anche quest’ultimo raccoglie una serie di articoli apparsi in tempi, situazioni e luoghi diversi. In esso, però, ritroviamo un filo conduttore che è sottinteso a ogni articolo.

In tutta umiltà, e senza ombra alcuna di presunzione, ritrovo questo filo che collega testi differehome Non abbiate pauranti nel discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai cattolici tedeschi impegnati nella Chiesa e nella società, pronunziato a Friburgo il 25 settembre 2011.

In quel discorso affermava il Santo Padre:

"Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa. Si tratta piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità, che non trascura né reprime alcunché della verità del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell’oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrietà dell’oggi, portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità è convenzione e abitudine. Diciamolo ancora con altre parole: la fede cristiana è per l’uomo uno scandalo sempre e non soltanto nel nostro tempo"[1].

Questo scandalo della fede, che rompe ed entra in conflitto con tutta una serie di luoghi comuni, convenzioni e abitudini che contrabbandiamo per verità evangeliche, inquieta e dà fastidio. Ma – per riprendere le parole del Santo Padre nello stesso discorso a Friburgo – "per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi da questa sua secolarizzazione e diventare nuovamente aperta verso Dio. Con ciò essa segue le parole di Gesù: 'Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo' (Gv 17, 16), ed è proprio così che Lui si dona al mondo"[2].

Il libro in questione si compone di tre brevi capitoli.

Nel primo, si parte da una affermazione di Claudio Magris che constata come, oggi, il cattolicesimo dello spettacolo è capace di riempire le piazze, ma lascia ogni giorno più vuote le chiese. Si tratta di quella "crisi della fede" che viviamo attualmente, anche se vogliamo illuderci con un falso ottimismo che nulla ha a che fare con il sano realismo cristiano al quale sempre dovremmo attenerci.

Riempire le piazze e lasciare ogni giorno più vuote le chiese è il pendant di un fenomeno caratteristico di un aumento sproporzionato della burocrazia ecclesiale, per cui, quando non si ha nulla da fare e nulla da dire, si moltiplicano dipartimenti, documenti e convegni. È entrata in crisi l’adorazione silenziosa dell’Unico che dobbiamo ascoltare e, in questa era delle riunioni, ci sono sempre delle sedie di troppo e sempre meno persone che hanno il coraggio di vivere, con fedeltà e sacrificio, la Parola ascoltata e adorata.

Un viaggio in Turchia, il luogo in cui il cristianesimo s’è aperto al mondo e in cui la Chiesa è divenuta realmente cattolica, interroga su quello che sarà il futuro delle nostre Chiese. Senza cedere alla nostalgia di un tempo trascorso, siamo chiamati a riscoprire la missione come "l’indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi".

La missione ad extra sarà autentica missione di Cristo e della Chiesa solo se avrà come sua fonte la missione ad intra, la quale trova nella liturgia la fonte e il culmine di tutta la vita cristiana[3].

Richiamando il documento dell’Episcopato italiano Eucaristia, comunione e comunità e il documento conclusivo della V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi svoltasi in Aparecida (Brasile), si rileva l’importanza del promuovere e vivere la pastorale della domenica, ridando spazio alla comunità cristiana che si raduna attorno all’unica Eucaristia ed evitando la frammentazione in tante Messe, in cui ci si riunisce su basi di affinità culturali-psico-sociologiche e non sulla base dell’unica fede che unisce e non separa.

Partendo da questa fonte di tutta la vita cristiana, dobbiamo riscoprire l’incontro con l’altro, "invito reale da esperienza a esperienza", senza paura di immergerci e sporcarci nelle contraddizioni del mondo.

In questo mondo di oggi, e non in un mondo ipotetico nel quale ci rifugiamo, siamo chiamati a sviluppare una pastorale dell’intelligenza che implica la capacità di suscitare le vere domande, senza pretendere tout court di presentare Dio come una risposta non richiesta e allo stesso tempo inutile e imbecille. Due articoli che leggono lo stesso problema da due angolazioni differenti a confronto, Italia e Paraguay, chiudono il primo capitolo.

Il secondo capitolo è costituito da un dialogo con persone che hanno incrociato il mio cammino e che, in diverse maniere, hanno evidenziato un aspetto della fede cristiana che mi ha interrogato e continua a interrogarmi.

Tutte queste persone mi hanno richiamato a tener presente la porta della morte, come domanda esistenziale sulla nostra fede e sul nostro vivere quotidiano.

Ho dialogato con tre Vescovi (Mons. Terrinoni, Mons. Zago e Mons. Zoa) i quali, nella mia storia, con la loro semplicità mi hanno aperto vie nuove nel cammino della fede.

Non potevo, poi, dimenticare don Ercole Magnani, un parroco tutto cuore, che ho unito nella memoria a Pulcherie, una ragazza africana morta di epatite fulminante. Pulcherie, poco prima di morire, così pregò: "Affinché Emilio continui ad avere il coraggio di custodire i figli che il Signore gli ha affidato. Questo libro vuole essere una risposta a Pulcherie. Le rispondo parafrasando le parole de er sor Giovanni, un indimenticabile, semplice uomo di borgata che una volta mi confidò: "Non ho coraggio e di paura ne ho tanta. Ma la più grande paura è quella di non saper difendere chi amo".

Ho proseguito con la direttrice di una istituzione di Ypacaraí (Paraguay) e ho terminato riportando le omelie da me pronunziate per accompagnare l’ultimo viaggio di Rita e Maurizio, due amici della mia Comunità, che iniziarono con me la loro avventura negli anni Sessanta al Tiburtino in Roma e che sono rimasti fedeli alla loro prima scelta fino alla morte.

Rita e Maurizio mi hanno riportato al cuore degli anni Sessanta. È per questo che ho chiuso questo capitolo proprio con una riflessione su "I magnifici anni Sessanta", un contributo scritto per il 50° anniversario della parrocchia di San Giuseppe Artigiano, ove mi destinò l’allora Cardinal Vicario, Mons. Luigi Traglia, chiedendomi se ci volevo andare. Gli risposi che non ero io che dovevo scegliere ove volevo andare.

Andai… e la mia vita cambiò.

Il terzo capitolo contiene due brevi studi, di carattere più sistematico, sul tema della missione.

Il primo è una sintesi di un intervento tenuto al 1° Congresso Missionario della Provincia Italiana dei Carmelitani. Sono analisi che, sin dall’inizio, definisco "un po’ cattive". Ma credo che si debba avere uno sguardo critico e non compiacente, che ci aiuti a cambiare e a progredire nel cammino intrapreso.

Il secondo, che conclude il libro, è il mio intervento al Convegno teologico tenutosi a Roma nel quinto anniversario della morte di don Divo Barsotti. In esso svolsi il tema de "La missione della Chiesa e del cristiano nel pensiero di Divo Barsotti". La parte centrale, che conclude logicamente tutto il filo che attraversa questo libro sin dall’inizio, porta significativamente come titolo: "La relazione tra fede e morte".

Con presunzione, ma non troppa, mi permetterei di dire che questa raccolta di articoli può costituire una introduzione, di certo non sistematica ma di tipo narrativo, all’Anno della fede, indetto a partire dall’11 ottobre 2012 da Benedetto XVI con la Lettera apostolica Porta fidei.

Emilio Grasso

 

 

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[1] Benedetto XVI, Quale riforma? Ai cattolici impegnati nella Chiesa e nella società, in "Il Regno-documenti" 56 (2011) 521.

[2] Benedetto XVI, Quale riforma? Ai cattolici impegnati nella Chiesa e nella società…, 521.

[3] Cfr. Lumen gentium, 11.

 

 

Emilio Grasso, Non abbiate paura. Un’introduzione narrativo-missionaria all’Anno della fede, EMI, Bologna 2012, 144 pp.

 

 

 

INDICE

 

 

Premessa 7
La vita che ti interroga
La crisi della nostra fede 15
Adeste fideles… Venite adoremus 19
Se il cuore non cambia... 25
La liturgia: uno degli assi centrali del pontificato di Benedetto XVI  29
Per una pastorale della domenica 35
Tutto il cristianesimo si trova nell’incontro  39
Non nominare il nome di Dio invano. Una riflessione sul Natale 45
L’emergenza educativa. Una riflessione a partire dal Paraguay  49
In patria, ma come forestieri. Bicentenario dell’indipendenza del Paraguay e 150º dell’unità d’Italia  53
Memoria
Storia di inconti 63
Affabilità e umiltà  69
Mons. Jean Zoa: un Vescovo libero da ogni complesso  75
L’amore che ci ha uniti 79
Er sor Giovanni 85
La morte è una porta che si apre nel giardino di Dio  89
Un piccolo bambino che si addormenta sotto l’ala del suo angelo custode  93
Se il granello seminato non muore nel terreno non può dare frutto 97
I magnifici anni Sessanta  101
Teologia della missione
Missione: parlare al cuore dell’uomo 107
La missione della Chiesa e del cristiano nel pensiero di Divo Barsotti 127