Intervista a don Marco Ferrari, Vicario episcopale per la Carità e le Missioni della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla
Don Marco Ferrari è nato a Sassuolo nel 1964.
Ordinato sacerdote nel 1992, dal 2002 al 2014 è stato missionario fidei donum in Brasile.
Dal 2015 al 2023 è stato parroco moderatore dell’Unità Pastorale “Madonna del Carmelo” di Sassuolo.
Dal 2023 è direttore del Centro missionario e responsabile della Caritas e dell’Ufficio pastorale Migrantes della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.
- Caro don Marco, puoi farci un quadro generale delle missioni della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla?
Andiamo indietro nel tempo, alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, quando Mons. Gilberto Baroni, Vescovo di Reggio Emilia, aprì decisamente la porta dell’impegno missionario della diocesi, con le missioni storiche del Madagascar, Brasile e dell’India. Tutte con la partecipazione attiva delle Case della Carità di don Mario Prandi.
Anche nelle missioni più recenti, come quelle in Albania (dal 1992) e in Ruanda (dal 1994), la Casa della Carità ha avuto un ruolo fondamentale.
Poi, nel 2021, la diocesi ha aperto la missione in Amazzonia, dove è presente con sacerdoti fidei donum.
In Albania, l’impegno missionario era partito da un progetto Caritas, con la presenza reggiana dopo la caduta del muro di Berlino; in Ruanda siamo stati presenti con le Case della Carità, subito dopo il genocidio. Lì abbiamo iniziato ad accompagnare le “Case della Pace”, che raccoglievano profughi e persone abbandonate. Negli anni 2000, poi, le “Case” in Albania e in Ruanda sono passate a dipendere direttamente dal nostro Centro missionario diocesano. Oggi, in Albania, non ci sono preti fidei donum reggiani, ma continuiamo con una sorta di gemellaggio tra quattro Unità Pastorali della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla (Novellara, Castelnovo ne’ Monti, Campegine e Correggio, insieme alla Casa della Carità, che è stata pioniera), e quattro parrocchie in Albania, avendo come riferimento sempre la Casa della Carità. Questo scambio tra Chiese ci dice di una modalità che sposta il nostro modo di vedere la missione.
Oggi abbiamo in tutto otto preti diocesani fidei donum, tra i quali don Michele Chiappo, impegnato in Paraguay, con la vostra Comunità Redemptor hominis.
- Com’è vissuta, oggi, la missione ad gentes?
La Chiesa si chiede se oggi abbia ancora senso parlare di preti fidei donum da inviare in missione. Su questo, c’è una nota CEI, del 2007, molto interessante, che si pone questa domanda: “Sapranno le nostre Chiese in Italia rimanere aperte alla missione ad gentes anche incentivando l’esperienza fidei donum?”. E trova questa risposta: “Se avremo il coraggio di continuare a donare con gioia, l’esperienza fidei donum costituirà una ventata di Spirito che contribuirà a rinnovare il volto delle nostre diocesi”.
Questa nota è importantissima, perché i Vescovi in Italia, preoccupati per la diminuzione del clero, si interrogano: “Se negli anni ’90 i preti fidei donum erano 900 e 200 erano quelli stranieri presenti in Italia, mentre oggi i fidei donum italiani sono circa 200, contro le migliaia di quelli che vengono dalle tradizionali terre di missione…, ha senso mandare ancora dei preti in quelle terre?”.
La risposta, che è anche la mia, è di non rimanere in una prospettiva di numeri, ma di considerare la ricchezza dello scambio tra Chiese: è la reciprocità che dobbiamo capire sempre meglio.
- È diverso andare in missione oggi, rispetto a tanti anni fa?
Forse un tempo si partiva perché c’era veramente bisogno di andare a portare qualcosa, come negli anni ’60/’70, a Chiese che erano in sofferenza. Oggi non è più così. Oggi, bisogna riscoprire la ricchezza della missione come scambio di doni, come reciprocità, una parola che mi piace molto. È in questo, però, che facciamo fatica: a capire e ad accogliere la ricchezza che viene data nell’incontro con altre Chiese lontane. È su questo punto, malgrado le difficoltà, che cerchiamo di orientare le nostre animazioni missionarie.
Ripeto sempre, in qualsiasi sede, che è importante tenere accesa la fiamma della missione diocesana: una Chiesa che continua a inviare sarà sempre una Chiesa viva! Smettere di inviare vuol dire impoverirsi! Questo è l’aspetto principale.
- Questo scambio tra Chiese sorelle è vissuto realmente?
Sappiamo benissimo che, rientrando dalla missione, si fa fatica a replicare l’esperienza vissuta lì, perché non sempre si può fare “copia e incolla”. Abbiamo esperienze di arricchimento personale (il missionario che ritorna porta qualcosa di nuovo, si impegna nell’attività pastorale con più entusiasmo, è più aperto alla collaborazione dei laici, ecc.), ma facciamo difficoltà a trasmettere i valori di una certa Chiesa che si trova in terra di missione, perché qui si è sempre più presi da questioni interne.
I nostri fidei donum, rientrando, possono aiutare nell’animazione missionaria, nell’attenzione, all’interno delle parrocchie, verso le piccole comunità, nel far sentire protagonisti i laici, nella costituzione di una Chiesa in cui i presbiteri sono veramente al servizio della comunità, nel mettere al centro della pastorale Cristo povero e i poveri.
- Pensi che il prossimo Forum nazionale missionario di Montesilvano (PE) di novembre possa dare un impulso all’attività missionaria?
Il Forum missionario è organizzato ogni cinque anni, per verificare il cammino della Chiesa. Quest’anno, nel Forum che si terrà a Montesilvano (PE), il titolo è: “Cantiere e Missione”, per il tema legato al cammino sinodale, dove si parla di “cantieri”, e si rifletterà proprio sull’aspetto del dono. L’altro tema è quello dell’attenzione alla cura. Vuole aprire nuove prospettive su un mondo che cambia velocemente, non per cercare nuove tecniche, ma per realizzare un nuovo stile di vita ecclesiale, qualificato dall’incontro con il Vangelo. Il Forum sarà organizzato non tanto a livello di “relazioni”, quanto di esperienze e laboratori. Lo spazio dato ai laboratori, credo possa permettere di creare, nella propria esperienza territoriale, iniziative corrispondenti alle suggestioni offerte.
Con il tema sull’attenzione alla “cura”, il Forum cercherà di richiamare uno degli aspetti fondamentali della vita ecclesiale: quello delle relazioni. Questo ci porterà a contemplare, nel Vangelo, tutti quegli atteggiamenti che hanno contraddistinto Gesù: la sua attenzione per ogni persona che incontrava.
Questo è quello che il Forum si prefigge.
Facciamo, però, attenzione, perché ci stiamo abituando a una Chiesa che pensa e organizza grandi eventi come la GMG, la GMM e altro, ma non è questo ciò che costituisce la Chiesa. Agli slogan lanciati in quelle giornate, non è detto corrisponda un impegno serio e costante. Il cammino di Chiesa, invece, è fatto da piccole comunità che cercano di vivere il Vangelo nel quotidiano, in mezzo a situazioni ordinarie.
- Quali i frutti della tua esperienza missionaria in Brasile per tanti anni, verso le comunità che hai seguito e continui a seguire in Italia come parroco e anche nel nuovo impegno diocesano per le missioni, la Caritas e i migranti?
Ho cercato e cerco di portare con me tutta l’esperienza vissuta in Brasile, in tanti anni, in maniera molto semplice. Una cosa che ho cercato di trasmettere, anche nell’Unità Pastorale di Sassuolo, dove abbiamo lavorato insieme per otto anni, e anche al Consiglio missionario diocesano, di cui fai parte da molto tempo, è stata quella di dare fiducia ai laici, perché possano essere più coinvolti nell’azione pastorale. Si ha paura che i laici prendano delle iniziative; eppure, in missione, senza di loro non avrei potuto far niente, perché erano parte attiva della pastorale. I laici non possono essere soltanto esecutori di un progetto, bensì corresponsabili. Bisogna, allora, incoraggiarli, come del resto fate voi nella pastorale a Ypacaraí, in Paraguay.
In Brasile i laici erano protagonisti. Non prescindevano da me, ma si assumevano le loro responsabilità nel proporre e portare avanti dei progetti che io poi appoggiavo pienamente. È un modello che cerco di portare avanti anche nel Consiglio missionario diocesano, insieme a collaboratori molto validi.
(A cura di Sandro Puliani)
20/10/2024