Intervista a Mons. Jean-Bertrand Salla

 

Monsignor Jean-Bertrand Salla è Vicario Generale della diocesi di Mbalmayo, in Camerun. Già per molti anni Professore e Rettore dell’Université Catholique d’Afrique Centrale a Yaoundé, dove è impegnato tuttora come docente, è attualmente Rettore del nuovo Istituto Cattolico Polivalente di Mbalmayo “Fides-Spes-Caritas”.

 

Separador de poemas

 

  • Monsignor Jean-Bertrand Salla, per il suo impegno educativo decennale, Lei conosce bene la sete di formazione dei giovani di questo Paese e le loro difficoltà per trovare un lavoro dignitoso dopo gli studi. Potrebbe presentarci le attese maggiori di questa gioventù che hanno ispirato la creazione da parte della diocesi dell’Istituto Cattolico Polivalente di Mbalmayo (ICPM) “Fides-Spes-Caritas”, di cui Lei è il Rettore?

Grazie di questa occasione che mi viene offerta per far meglio conoscere l’Istituto Universitario che il Vescovo di Mbalmayo, Mons. Joseph-Marie Ndi-Okalla, mi ha chiesto di dirigere nella nostra diocesi.

Per quanto riguarda le attese dei giovani, l’aspirazione di questo Istituto Universitario è quella di facilitare una formazione che possa aprire a una reale possibilità di lavoro. In effetti, da più di cinquant’anni l’Università in Africa ha formato degli intellettuali di alto livello, ma in discipline che non davano immediatamente la possibilità di lavoro. Sono stati formati giovani in filosofia, in sociologia, in pedagogia, in diritto, ecc.

In Camerun, vengono accolti all’Università circa 500.000 giovani l’anno. L’Università è diventata, però, un’immensa fabbrica di diplomati che non trovano lavoro e la maggior parte di essi si riversa nel settore informale.

È per questa ragione che Mons. Joseph-Marie Ndi-Okalla, lui stesso educatore – ha lavorato come professore e Vice-Rettore all’Université Catholique d’Afrique Centrale –, ha pensato di erigere questa Istituzione Privata d’Insegnamento Superiore a Mbalmayo che prepara a discipline e professioni connesse al mondo del lavoro e alle necessità socio-economiche del luogo. Si vorrebbe in tal modo aiutare i giovani a trovare rapidamente un lavoro, dopo gli studi.

Certo, c’è sempre la necessità di cultura in senso ampio per i giovani, ma questi ultimi hanno bisogno soprattutto di lavorare. È per questo che si farà il possibile per permettere loro di trovare un lavoro o di avviare un’attività autonoma; realizzeremo, a tal fine, anche una collaborazione con strutture aziendali che aiuteranno e accompagneranno i giovani ad avviare le loro imprese.

Lo sbocco lavorativo è stato, dunque, la prima preoccupazione che ci ha ispirato. Bisogna, però, tener conto anche dell’altro aspetto, quello della formazione integrale della persona.

Non metto in dubbio la qualità dell’offerta che le altre Università danno in questo senso, ma la Chiesa Cattolica ha un’attenzione particolare non soltanto al “saper fare”, alle capacità tecniche, ma al “saper essere”, all’identità personale.

La Chiesa, esperta in umanità, vorrebbe che non ci fosse una frattura tra le capacità tecniche e le qualità umane e morali con le quali si va a dirigere le imprese. I giovani, entrando in questo Istituto Universitario a Mbalmayo, avranno la possibilità di formarsi integralmente, a livello umano, morale e spirituale.

  • Siamo al primo anno di questa istituzione. Ci può già dire che accoglienza ha incontrato questa iniziativa fra le popolazioni della nostra diocesi e quali indirizzi di formazione hanno trovato una migliore adesione da parte dei giovani?

L’ICPM ha riscontrato una buona accoglienza fra le popolazioni della diocesi e anche al di là di essa. Ciò a cominciare dai dirigenti politici e amministrativi: Ministri e Segretari Generali dell’ambito dell’educazione e anche alcuni che sono già in pensione si sono raccolti rapidamente intorno al Vescovo di Mbalmayo, per la realizzazione di questo Istituto. Tutti hanno contribuito concretamente all’elaborazione e alla realizzazione delle condizioni richieste, affinché tale progetto ricevesse le necessarie autorizzazioni e, soprattutto, affinché questo Istituto potesse divenire un faro di speranza per la gioventù di Mbalmayo. Gli stessi parroci e i fedeli hanno dato il loro sostegno economico e hanno espresso grande entusiasmo per questa iniziativa. È con speranza che tutti guardano a questo Istituto.

I concorsi che abbiamo organizzato ci hanno permesso di iscrivere 140 studenti. Attualmente, gli indirizzi di formazione che hanno incontrato una migliore accoglienza sono: Agricoltura e allevamento, Settore alberghiero e ristorazione, Ingegneria termica e energie rinnovabili, Ingegneria meccanica e produttiva, Gestione.

Altri indirizzi sono previsti e saranno progressivamente realizzati: Carriere giuridiche, Studi medico-sanitari, Scienze e tecniche bio-medicali, Economia e imprese sociali, Commercio e vendita, Reti di telecomunicazioni, Ingegneria informatica, Ingegneria biologica.

Vorrei sottolineare ancora che noi ci siamo prefissi di formare degli studenti competenti, responsabili e impegnati. Il nostro obiettivo è di contribuire allo sviluppo socio-economico del nostro Paese, offrendo un’educazione di qualità e incoraggiando le imprese e l’auto-impiego.

  • Indirizzandosi ai giovani, all’inaugurazione dell’anno accademico, il 14 ottobre scorso, Lei ha sottolineato l’importanza nel percorso universitario delle occasioni di formazione integrale alle quali gli studenti sono invitati. In effetti, la possibilità dell’approfondimento della fede e di dibattito su temi attuali potranno permettere ai giovani d’avere convinzioni solide nella vita personale e professionale. Queste ultime contribuiranno, quando sarà il momento, a migliorare la vita sociale del nostro Paese. È in questo senso che vi sarà una pastorale universitaria nel nuovo Istituto?

È inimmaginabile un’Università Cattolica senza vita spirituale e senza una pastorale universitaria per il personale e gli studenti. L’Università Cattolica è innanzitutto un luogo di evangelizzazione, laddove si formano i dirigenti di domani, coloro che lavoreranno e trasformeranno dall’interno la società.

Noi accogliamo e rispettiamo nel nostro Istituto anche giovani di altre confessioni religiose, in quanto non escludiamo nessuno. Tuttavia, per i cristiani cattolici ci sarà una formazione continua. Siamo coscienti, infatti, di quanto la fede in Africa sia rimasta a un livello embrionale, come già sottolineò san Giovanni Paolo II. E sono i membri dei vari movimenti religiosi coloro che spesso approfittano dell’ignoranza religiosa dei cattolici, cosa che noi vorremmo evitare.

All’inaugurazione pedagogica delle attività accademiche, è stato presentato agli studenti il giovane cappellano dell’Università designato dal Vescovo. È prevista la celebrazione della Messa e la possibilità di prepararsi per ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, ma ci saranno anche delle conferenze che aiuteranno i giovani a strutturarsi profondamente a livello spirituale. In effetti, come Papa Francesco ha scritto, il mondo di oggi e le sue molteplici crisi hanno bisogno di leader che indichino un cammino (cfr. Veritatis gaudium, 3).

Al cuore di tali attività, la persona di Gesù Cristo è il modello che sarà proposto ai nostri giovani.

La pastorale universitaria coinvolgerà tutte le forze vive presenti nella diocesi e, in tal modo, la futura parrocchia universitaria eserciterà il suo ruolo di formazione integrale della gioventù che si preparerà in questo contesto.

Contiamo in questo senso anche sugli orientamenti e sulla partecipazione della Comunità Redemptor hominis, in quanto essa ci ha già tanto ispirato con il suo lavoro decennale nella formazione dei laici e dei giovani.

  • Grazie Monsignore. Grazie soprattutto per tutto quello che ha già fatto per i giovani e per ciò che ha iniziato, con ardore d’impegno rinnovato, in questo nuovo Istituto Universitario.

(A cura di Antonietta Cipollini)

 

 

 

24/11/2024