La Chiesa ha proclamato la Vergine MariaSimbolo Flecha Madre di Dio, perché Gesù Cristo è, allo stesso tempo, vero Dio e vero uomo.

È molto importante sottolineare che Maria, prima di essere Madre, è Sposa della Parola, del Verbo. Ella, infatti, ha offerto tutto il suo essere alla Parola di Dio, donandosi completamente come la Sposa allo Sposo.

Prima di essere sposa, tuttavia, ha dovuto conoscere e ascoltare quella Parola, come una figlia fedele, accogliendola nel suo grembo. E così quella Parola ha potuto farsi carne e sangue nel suo corpo.

Maria è una ragazza povera e umile. La sua povertà è autentica povertà di cuore. Ella non oppone niente all’annuncio dell’angelo: nel suo vuoto interiore si mette alla scuola dell’inviato di Dio, come vera figlia della Parola. Si nutre della Parola, se ne riempie e si lascia formare, meditandola nel suo cuore.

L’Apostolo Giovanni c’invita a mangiare la Parola:

“La voce che avevo udito dal cielo mi parlò di nuovo: ‘Va’, prendi il libro aperto dalla mano dell’angelo che sta in piedi sul mare e sulla terra’. Allora mi avvicinai all’angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: ‘Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele’. Presi quel piccolo libro dalla mano dell’angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza” (Ap 10, 8-10, cfr. Ez 2, 8; 3, 1-3).

Questa è la vita cristiana: mangiare la Parola e farla entrare nelle nostre viscere. All’inizio nel palato è dolce, è una buona notizia, ma il compito di metterla in pratica è duro, amaro, doloroso, perché dobbiamo assimilarla, trasformarci in essa, far parte di tutto il suo sviluppo. La Parola deve diventare nostra carne e nostro sangue. Per questo, Gesù, che è la Parola di Dio fatta carne, ci dà da mangiare anche il suo Corpo, vera Parola compiuta.

Maria vive della tradizione religiosa del suo popolo e conosce la promessa di salvezza fatta ad Israele. In piena libertà e coscienza, Maria accetta di condividere il progetto di Dio sulla sua vita e la vita degli uomini con il suo sì all’annuncio dell’angeloSimbolo Flecha. Il suo è un consenso nuziale di donazione libera che include tutto.

La categoria di sposa è la categoria dell’amore, della libertà: una donna è madre se prima è sposa, se offre allo sposo, in una relazione di reciprocità, non solo il corpo, ma anche tutto il cuore e l’interiorità. Maria accoglie Dio e vive di Lui; trova in Lui la sua pace, la sua gioia, la sua vita. Ella è lo specchio nel quale si riflette soltanto la bellezza di Dio, il vaso capace di accogliere tutto il suo dono. Maria è l’anello che unisce l’uomo a Dio: senza la scelta libera di questa donna, non avremmo potuto avere Gesù, la Parola fatta carne, e tantomeno sarebbe nata la Chiesa.

Nell’amore nuziale c’è un incontro e uno scambio tra lo sposo e la sposa nel dono reciproco di sé. Così è della relazione d’amore nuziale tra la Vergine e la Parola, in cui le due nature, quella umana e quella divina, portano a compimento un meraviglioso scambio.

Il Verbo di Dio comunica a Maria la natura divina e Maria dà al Verbo la natura umana. Per questo in Maria abbiamo la possibilità della divinizzazione di ogni uomo: ognuno di noi è chiamato a diventare, come lei, carne di Dio. Essendo Figlia e Sposa della Parola, Maria può diventare Madre della Parola, ossia di Gesù, vero Figlio di Dio.

Maria, avvezza a custodire fedelmente nel suo cuore le parole di Dio (cfr. Lc 2, 19.51), è stata glorificata dallo stesso suo Figlio. Gesù, infatti, indicando chi è veramente sua madre, ha rivelato il senso profondo della maternità di Maria:

“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11, 28).

Questa dinamica dell’ascolto e della realizzazione della parola di Dio fa entrare anche noi nella vera famiglia di Gesù:

“Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8, 21).

Inoltre, in questo modo, raggiungiamo il fine ultimo di tutto il progetto divino: l’entrata delle creature nell’unità perfetta della Beata Trinità (cfr. Gv 17, 21-23).

In effetti per mezzo della fedeltà alla Parola ascoltata, già ora siamo chiamati a essere inabitati dalla Santissima Trinità.

“Se uno mi ama – dice il Signore –, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).

In questo senso noi possiamo entrare nella Famiglia Trinitaria e la Trinità può dimorare in noi.

Maria, prima di essere madre nel suo grembo, è madre nel suo cuore, nella sua mente, nella sua memoria, intelligenza, volontà, libertà e responsabilità. È la Madre che condivide, nel suo cuore, i pensieri di Dio, i suoi criteri di amore all’uomo, il suo disegno di salvezza. Per questo ella è anche Madre della Chiesa, cioè, di tutti i fedeli nei quali continua a concepire Cristo.

“Vieni con me a considerare questa nascita nella quale [Dio] annientò se stesso prendendo la natura di servo. … Dove? Nella Vergine Maria. … Un angelo porta l’annunzio, la Vergine ascolta, crede e concepisce. La fede nel cuore e Cristo nel grembo. … La Vergine Maria partorì credendo quel che concepì credendo… L’angelo le rispose: ‘Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo; colui dunque che nascerà da te sarà santo e chiamato Figlio di Dio’. E dopo che l’angelo ebbe detto così, essa, piena di fede e concependo Cristo prima nel cuore che nel grembo, rispose: ‘Eccomi…’. Maria credette e in lei quel che credette si avverò. Crediamo anche noi, perché quel che si avverò possa giovare anche a noi”[1].

Emilio Grasso, Dio parla nel silenzio del cuore. La fede nasce dall'ascolto,
Centro Studi Redemptor hominis, Sassuolo (MO) 2016, 18-22.

 

 

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[1] Agostino, Discorsi 196, 1; 215, 4, in Opere di Sant’Agostino, XXXII/1. Discorsi IV/1. Su i tempi liturgici, Città Nuova, Roma 1984, 71-73.241.

 

 

 

01/01/2025